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Psicosi

Sei depresso o stressato? Hai perso interesse in attività consuete?

Hai difficoltà a concentrarti? Hai un calo a scuola?

I pensieri ti paiono accelerati, lenti, disordinati o confusi? Le persone ti sembrano diverse?

Ti insospettisce ciò che pensano o fanno? Senti delle voci che parlano di te o che gli altri non sentono?

Ti senti strano e tagliato fuori dal mondo? Gli amici dicono che non sei il solito tu?

Molti ragazzi fanno esperienze simili a queste. Cambiamenti nella psiche come questi spesso possono regredire e scomparire spontaneamente. In alcuni casi, però, potrebbero invece evolversi fino a trasformarsi in un disturbo psicotico. Che cosa ti succede?  

Cos'è la psicosi?

La psicosi è una condizione psichica che comporta una perdita di contatto con se stessi e con la realtà, spesso temporanea. La maggior parte dei disturbi psicotici si manifesta per la prima volta durante l’adolescenza o nella prima età adulta.

Secondo alcune statistiche, circa 3 persone su 100 sperimentano nel corso della loro vita un episodio psicotico, dal quale nella maggior parte dei casi si riprendono totalmente. Se il trattamento è tempestivo, la prognosi è particolarmente favorevole e la ripresa potrebbe essere più rapida. 

Quali sono le cause della psicosi?

Sebbene la ricerca abbia fatto notevoli progressi negli ultimi decenni, la comprensione esaustiva delle psicosi rimane ancora una sfida aperta.

Vi è comunque un generale consenso sull'origine multifattoriale della psicosi, ovvero il percorso che porta un giovane a sperimentare una psicosi è molto personale così come sarà molto personale la strada per stare meglio. 

Un modello semplice per comprendere questa esperienza è quello della Vulnerabilità-Stress Coping.

Secondo questo modello esiste una vulnerabilità specifica al disturbo. 

Questa vulnerabilità è tuttavia una condizione che cambia continuamente nel corso del tempo. Quando un ragazzo vive un’esperienza di tipo psicotico il primo passo per stare meglio è proprio individuare e riconoscere quei fattori o processi che possono aver favorito la vulnerabilità e trovare insieme strategie terapeutiche che li modifichino.

I fattori/processi che possono influenzare lo sviluppo e il livello della vulnerabilità sono comunemente semplificati in:

  • biologici: rappresentati da tutto ciò che è fisico come l’assetto ormonale, l'espressione epigenetica e tutti quegli aspetti prettamente fisiologici che manifesta una persona (per esempio, il valore glicemico è un fattore biologico).

  • psicologici: rappresentati da tutto ciò che è mentale come la capacità di gestire lo stress, l’autostima, l’espressione delle emozioni (per esempio, la tristezza che può provare una persona in seguito ad un lutto è un fattore psicologico)

  • sociali: rappresentati da tutto ciò che è in relazione con la persona come la famiglia, l’ambiente lavorativo, il contesto sociale e culturale (per esempio, la condizione economica è un fattore sociale che può incidere sullo sviluppo individuale)

La complessità dello sviluppo umano non ci permette di prevedere quale direzione prenderanno le interazioni tra tali fattori, né di prevedere se un individuo vulnerabile svilupperà o meno una psicosi. È tuttavia riconosciuto dalla letteratura che, sommata ad una condizione di preesistente vulnerabilità, l’esperienza di fattori scatenanti può essere causa di uno scompenso psicotico.

Quali sono i principali sintomi e segnali della psicosi?

I primi segnali possono essere vaghi, poco visibili, e di vario genere, se non colti e trascurati possono diventare sintomi chiari del disturbo. Tra i principali sintomi e segnali della psicosi troviamo:

  • Confusione del pensiero. Accade quando i pensieri si fanno confusi, si ha la sensazione che siano più veloci o più lenti del solito. Può diventare difficile concentrarsi oppure faticoso pensare in modo lineare. Spesso si dicono o si fanno cose che non sono capite dagli altri, i nostri discorsi possono risultare illogici, le nostre idee e il nostro comportamento strampalati.

  • Nuove e insolite convinzioni. Si sviluppano idee che le persone di cui ci si è sempre fidati dicono non corrispondere ai fatti, oppure essere in contrasto col senso comune. Le conclusioni alle quali si arriva sono assolute e indiscutibili. Queste convinzioni occupano sempre più spazio nella mente fino a diventare il pensiero principale, condizionando buona parte delle nostre attività quotidiane e limitando così la libertà di azione.

  • Dispercezioni. I disturbi della percezione sono di diverso tipo, tra cui le cosiddette allucinazioni, che sono percezioni di qualcosa che non esiste e che viene creduto reale, sono cioè create dalla mente in assenza di uno stimolo sensoriale e risultano assolutamente veritiere per chi le sperimenta. Per esempio, percepiamo voci che gli altri dicono di non sentire, che solitamente sono rivolte a noi, o parlano di noi. Si potrebbero anche avvertire odori o sapori strani nel cibo, o percepire sensazioni tattili insolite.

  • Deliri. Sono credenze, convinzioni personali, particolari e non condivise da altri, basate su un'interpretazione alterata della realtà ma molto importanti per la persona nel suo tentativo di capire che cosa gli succede. Crediamo per esempio che le persone vogliono farci del male, magari congiurando fra di loro. Oppure possiamo convincerci di possedere super-poteri, o che gli altri possono sentire distintamente i nostri pensieri, o che la radio, la tv o l’intero ambiente circostante ci mandano messaggi speciali e nascosti.

  • Alterato senso di sé. Si tratta di percezioni distorte nei riguardi del proprio corpo, come avere la sensazione che ci si stia trasformando, che la propria immagine sia diversa o deformata. Oppure si potrebbe avere la sensazione di non esistere. A volte è difficile percepire fisicamente dove finisce il proprio corpo e dove inizia il resto del mondo.

  • Cambiamenti dell’umore. Ci si può sentire insolitamente eccitati o depressi, strani, esclusi dalla realtà, o percepire il mondo in maniera lontana e astratta.

  • Depressione. I sentimenti negativi possono portare a un grave stato depressivo definibile come mancanza di speranza, e si può arrivare a desiderare di farla finita per trovare sollievo.

  • Mancanza di scopo. Sentirsi spossati, privi di energia e di determinazione. È possibile perdere l’interesse nei vari ambiti della propria vita, avere sempre meno cura dell’igiene personale e della salute. Si vive nell'incapacità di provare piacere che spesso determina problemi nell’affrontare il lavoro o lo studio.

  • Senso di impotenza e di disperazione. Diventa sempre più difficile affrontare le difficoltà della vita quotidiana a casa, a scuola, sul lavoro, nelle relazioni con gli altri, provando profondi sentimenti di sconforto, inadeguatezza e scoraggiamento.

  • Isolamento sociale. Lo si vive quando le difficoltà nelle relazioni con gli altri causate dai cambiamenti interni dovuti alla psicosi aumentano sempre di più. Per porvi rimedio si evitano sempre di più la compagnia e il confronto con gli altri, fino a rifugiarsi in un mondo tutto personale.

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