Flipped classroom
Una classe a testa in giù: 9 consigli per capovolgere la scuola
Con la classe rovesciata quasi il 90% dei docenti hanno maggiore soddisfazione in ambito lavorativo mentre il 67% degli studenti degli riporta voti più alti nei test
L’innovazione a scuola spesso nasce da un’esigenza concreta. Raramente un insegnante si sveglia la mattina con in testa un’idea geniale che rivoluzioni il modo d’insegnare; la maggior parte delle volte si deve risolvere un problema, e la sua soluzione, apparentemente banale, diventa una di quelle cose che ci fanno esclamare: “Perché non c’avevamo pensato prima?!“.
La flipped classroom è una di quelle cose. Talmente semplice, talmente immediata da essere geniale.
Per chi non lo sapesse, la “classe rovesciata” o “classe capovolta” è nata negli Stati Uniti circa sette anni fa, grazie all’iniziativa di due docenti di scienze e chimica: Jonathan Bergmann e Aaron Sams. Jonathan ed Aaron non insegnano in un grande campus, ma in una high school in Colorado. Una piccola realtà rurale, niente di apparentemente sfavillante in termini di risorse ed utenza. La classica scuola americana devota allo sport ed alle attività secondarie, così come siamo abituati a vedere nei film o nelle serie televisive.
Vuoi per le partite delle varie squadre delle scuola, vuoi per le altre attività, vuoi per le malattie, gli studenti di Jon e Aaron saltavano un sacco di lezioni importanti. I due insegnanti si domandavano come potessero fare per evitare che i loro ragazzi rimanessero indietro, quando un giorno Aaron trovò la risposta in una rivista di tecnologia: esisteva un software che permetteva di registrare voce ed annotazioni sopra ad una presentazione in PowerPoint. Nel 2007 YouTube non aveva raggiunto la popolarità di oggi, ma i due provarono a registrare una lezione ed a condividerla con i loro studenti. Avevano appena creato la flipped classroom. Gli studenti guardarono a casa la lezione registrata ed arrivavarono in classe già preparati, pronti per fare esperienze laboratoriali, ma anche con quesiti che approfondivano quanto avevano visto il giorno prima.
Jon ed Aaron si resero subito conto del potenziale di questo nuovo modo d’insegnare, e forse dovremmo rendercene conto anche noi. Ma perché sarebbe bene provare almeno una volta la flipped classroom? Eccovi nove buoni motivi.
1) IL VERO APPRENDIMENTO PERSONALIZZATO. La scuola dovrebbe essere ritagliata attorno ai nostri studenti, ma le classi sovraffollate, il poco tempo e le poche risorse a disposizione lasciano che spesso e volentieri non si applichi davvero questo principio. Con la classica lezione uguale per tutti abbiamo “sparato nel mezzo”, penalizzando non solo quelli che avevano difficoltà, ma anche le eccellenze. Grazie alla flipped classroom ogni alunno diventa davvero protagonista della propria formazione (non solo sulla carta delle programmazioni di noi insegnanti). Chi ha bisogno di guardarsi la lezione due o tre volte, può farlo tranquillamente, mentre chi è più dotato può approfondire. Davanti al video ogni studente procede con il proprio passo.
2) UN NUOVO RUOLO DELL’INSEGNANTE. La mattina l’insegnante diventa un tutor, un facilitatore, una guida per le varie esperienze laboratoriali, di gruppo o individuali. Potrà predisporre attività di recupero o consolidamento per chi ne ha bisogno, ma anche sfidare le eccellenze con qualcosa che li valorizzi davvero. Inoltre, prima d’iniziare la lezione, potrà sempre fare un rapido brainstorming per puntualizzare nuovamente quanto espresso nel video che ha fatto vedere ai suoi alunni.
3) ABBASSARE LA FRUSTRAZIONE E VINCERE L’ABBANDONO SCOLASTICO. Un alunno in difficoltà, da solo a casa di fronte ad un problema di matematica, una versione di latino, degli esercizi di grammatica, è molto probabile che provi frustrazione, e si arrenda. Quella stessa frustrazione potrebbe risucchiarlo in un vortice di insuccessi che rischierebbe di portarlo in pochissimo tempo lontano dalla scuola. Eseguire gli stessi compiti in classe, affiancato da insegnanti e compagni riduce il senso d’inadeguatezza epreviene l’abbandono.
4) NON E’ VINCOLANTE. Aaron e Jon hanno iniziato con un video. Non dovete per forza registrare tutte le lezioni che farete: iniziate con una o due e vedete l’effetto che fa sui vostri alunni. Sarete sorpresi della reazione.
5) LA RETE E’ UNA MINIERA D’ORO. Non ve la sentite di registrare dei video? Vi imbarazza? Nessun problema! Forse non avete idea della mole di video educativi presenti in Rete. Dal 2007 ad oggi i contenuti disponibili per il settore education si sono moltiplicati a dismisura. Potete fare affidamento su contenitori di risorse già pronte e molto valide come YouTube EDU, BIGnomi, Repetita Treccani, OilProject.
6) CREARSI LA PROPRIA MINIERA. Col tempo, tra risorse esterne e risorse personalizzate, riuscirete a mettere da parte un numero consistente di video, materiali ed attività, i quali vi permetteranno di fronteggiare qualsiasi contenuto, qualsiasi classe e qualsiasi alunno.
7) REGISTRARE LE LEZIONI E’ DAVVERO SEMPLICE. Ci sono applicazioni e software totalmente gratuiti che sono facilissimi da utilizzare (e quando dico facili intendo “Schiaccia un pulsante e parla”). Per registrare lo schermo del vostro computer potete usare il sito Screencast-O-Matic, mentre su iPad e tablet Android avete davvero l’imbarazzo della scelta. Tra le migliori vi segnalo: Show Me (iOS), Educreations (iOS) ed Adobe Voice (iOS), oppure Lensoo Create (Android) e UTGreat Whiteboard (Android).
8) TRASFORMARE GLI OGGETTI DI TUTTI I GIORNI IN MEZZI PER APPRENDERE. Nei video che Aaron e Jon hanno girato nelle loro classi per spiegare il funzionamento del loro nuovo metodo non si vedono grandi laptop, computer nuovi di zecca o tablet costosissimi. I ragazzi guardano i video che li guidano negli esperimenti con i loro cellulari, o addirittura con degli iPod. Chi l’ha detto che per fare innovazione servono sempre grandi fondi a disposizione?
9) RISPONDERE IN MANIERA DIVERSA AI GENITORI. “Come si comporta mio figlio a scuola?“. Sta seduto, è educato, non disturba né l’insegnante, né i suoi compagni. Tutto qui? Vogliamo continuare a concentrarci solo sulla singola prova scritta oppure quella orale? Con la flipped classroom possiamo raccontare molto di più ai genitori. Possiamo farci domandare: “Mio
figlio sta imparando?“. Potremo quindi rispondere sì o no, ma comunque forti del fatto che all’interno della classe vengono proposte attività che puntano all’apprendimento, ma anche all’esperienza. Avremo il polso della situazione, perché saremo presenti nel momento fondamentale dell’apprendimento che prima ci vedeva assenti, quello che prima si svolgeva nelle case dei nostri studenti.
Funziona!
I risultati di un sondaggio del 2012 organizzato dal sito ClassroomWindow parlano chiaro:
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88% degli insegnanti che hanno sperimentato la classe rovesciata provano maggiore soddisfazione in ambito lavorativo;
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67% riporta voti più alti nei test;
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80% ha notato un miglioramento nella vita di classe, soprattutto nel comportamento degli studenti;
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99% avrebbe continuato ad usare la flipped classroom anche l’anno seguente.
Se volete continuare ad informarvi su questo nuovo modo di fare scuola, leggete La Classe capovolta, Innovare la didattica con la Flipped Classroom di Maurizio Maglioni e Fabio Biscaro, pubblicato da Erickson.
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